Premio teatrale Mauro Rostagno 2022

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Premio teatrale Mauro Rostagno 2022

22 Novembre 2022 @ 15:30 - 23 Novembre 2022 @ 21:30

II EDIZIONE
FESTIVAL TEATRALE MAURO ROSTAGNO
presenta

IV EDIZIONE
PREMIO TEATRALE MAURO ROSTAGNO

martedì 22 novembre
Ore 15.30 | SPETTACOLI FINALISTI 

DE(ATH)LIVERY con A. Cioffi, S. Guardascione, L. Leone, S. Mazzella, drammaturgia e regia di Andrea Cioffi
LA MITE di Teatro delle Bambole
RUSSUMALUPILU di Paride Ciciriello
80 CENTESIMI di e con Pietro De Nova

mercoledì 23 novembre
Ore 15.30 | SPETTACOLI FINALISTI

VARIABILI di AUGE teatro
LA MARIA FARRAR di Manlio Marinelli
IL BAMBINO INVISIBILE di Scuola Elementare del Teatro
LA NAVE DOLCE  di Daniela Nicosia, con Massimiliano Di Corato

mercoledì 23 novembre
Ore 20.30 | CERIMONIA DI PREMIAZIONE

 

IL PREMIO

Da quattro anni un riconoscimento concreto a sostegno della produzione artistica legata al mondo del teatro civile. Organizzato e ideato da Associazione daSud e Compagnia Ragli, il Premio è un concorso teatrale che si rivolge a singoli artisti o compagnie del panorama italiano ed europeo che si propongono di raccontare e interpretare storie e problemi della contemporaneità. Il Premio, che consente a chi partecipa di esibirsi in un contesto artistico dedicato e unico nel suo genere, prevede il conferimento al vincitore di un contributo pari a 1000 euro. 

LA PROGRAMMAZIONE SPECIALE

Due giornate che vedranno andare in scena, con un estratto di 30 minuti per ciascuno, le sei opere finaliste selezionate dagli organizzatori e che culmineranno con la proclamazione e la premiazione dello spettacolo vincitore da parte di una giuria d’eccezione formata da esperti e addetti ai lavori. Come da tradizione, nel corso della cerimonia saranno assegnati anche i premi per Miglior Regia, Migliore Attore, Migliore Attrice arricchiti dal Premio Speciale daSud e dal Premio Giuria Popolare di Casa dello Spettatore. 

LA GIURIA

Roberta Mattei, attrice, presidentessa di giuria
Graziano Graziani, critico
Max Mazzotta, regista e attore
Francesca Tricarico, regista Donne del Muro Alto, compagnia delle detenute della Massima Sicurezza di Rebibbia
Letizia Bernazza, direttrice Liminateatri
Simone Pacini, direttore Fattiditeatro
Maria Genovese, direttrice di Radio Frammenti
Alessandro Pera, attore
Danilo Chirico, presidente daSud
Rosario Mastrota, Compagnia Ragli, direttore artistico Festival Mauro Rostagno

GLI SPETTACOLI FINALISTI

DE(ATH)LIVERY
con A. Cioffi, S. Guardascione, L. Leone, S. Mazzella, drammaturgia e regia di Andrea Cioffi 

In un appartamento che è un mash-up tra lo stile sit-com americano e le case studenti di tutta Italia, in cui convivono tre coinquilini trentenni (una coppia di lavoratori precari e uno studente di medicina) è accaduto un “piccolo incidente”. Un rider ha portato la consegna sbagliata e, per una disgraziata concomitanza di cause, non ha mai lasciato l’abitazione. Giace riverso al suolo, la testa fracassata dal souvenir di un viaggio in Egitto del padrone di casa. E pensare che era il suo primo
giorno di lavoro presso la celebre azienda di food delivery Trust it… In una serie di rewind, flashback e moviole, il nostro narratore-rider-nonpiùvivo ci illustrerà come si sono svolti i fatti di quella sera: uno spaccato di una generazione, vittima della fretta, dell’odio social e dell’assenza di certezze, che rischia sempre di perdersi nella disperazione e di diventare inevitabile vittima se non rende sé stessa, a sua volta, carnefice.

LA MITE
di Teatro delle Bambole
dall’omonimo racconto di Fëdor Dostoevskij

Nel racconto di Dostoevskij le azioni dei personaggi che si susseguono nell’incalzante ritmo narrativo, sono il riflesso delle deflagrazioni che avvengono dentro e fuori l’animo umano, una sequela di atti che appaiono per lasciare spazio ad una visione tragica e ad un significato filosofico dell’essere umano e del suo mondo. La protagonista della storia, la Mite del titolo, si trova a raccontarsi per bocca d’un marito che non si dà pace, mentre resta proprio lì, nei pressi di quei due tavoli da soggiorno avamposti d’un ozio in spregio ad una luna di miele mai celebrata e sempre agognata, sperata, declamata. Tante domande senza risposte, una ad una in schianto contro lo sguardo di “severa meraviglia” che ha dissolto il loro amore di marito e di moglie, sposi per “caso” e per “istanti”, adoranti del corpo dell’altro in tempi asincroni, assieme all’insostenibile spazio lasciato inabitato dalla moltitudine di parole stracciate e appese nell’atrio d’una taciuta vergogna: l’inutile tormento d’un arrogante silenzio.

RUSSUMALUPILU
di
Paride Cicirello
Testo liberamente ispirato alla novella “Rosso Malpelo”di Giovanni Verga

Un bambino senza nome, ma chiamato con l’epiteto dispregiativo “Rosso Malpelo” per via di un pregiudizio popolare per cui chi possedesse il colore rosso dei capelli era selvaggio di natura, si ritrova fin dalla nascita a combattere una mentalità retrograda che non gli darà nessuna possibilità di vivere con serenità la dolce età. Rosso Malpelo dovrà fin dall’inizio resistere alle umiliazioni dello sfruttamento del lavoro minorile, alla perdita dell’amato padre, alla solitudine, alle violenze dei più grandi; la fantasiosa creatura, nata dalla mano di Giovanni Verga, pare non avere scampo nel racconto ambientato all’epoca delle cave  di zolfo nella dimenticata Sicilia di fine ottocento. Attraverso le disavventure del personaggio si evince che la corazza di ragazzino discolo, spregiudicato, nasconda in realtà un cuore immenso, pieno di silenzio e di rabbia come le trivellate e desolate terre di montagna. Il nostro buono antagonista, che come protagonista ha se stesso, combatte con i demoni  della genealogia e dell’avidità umana, trionfando, fino a diventare leggenda , sfidando violente dinamiche sociali che come ieri riecheggiano oggi senza mai tramontare come  bullismo, razzismo  e tanti altri.
Uno spettacolo che, in linea con il teatro di Paride Cicirello, oltre ad avere come obbiettivo la diffusione della lingua siciliana moderna, ha il preciso intento di denunciare e di opporsi ai fenomeni di emarginazione e che scava nella profonda miniera  dell’animo, per  tenere alti i valori morali ed etici, senza mai smarrire l’orientamento dell’intima verità.
Lo spettacolo, articolato come un vero e proprio inno alla vita, alla speranza, alla lotta, dispiega la sua forza all’interno di un monologo arricchito da poesia, una testimonianza espressionista di un nuovo modello educativo rivolto ai giovani, questo teatro non si allontana dal loro linguaggio odierno ,dai loro sogni, dai loro amori, ma si discosta del tutto dalla macchina diabolica della tecnologia che opacizza l’estro più genuino.

80 CENTESIMI
di e con
Pietro De Nova

Un padre, un figlio, una stazione e Roberto Baggio. “Come ci sono finito qui?”, si chiede sulla panchina di una stazione Roberto, un ragazzo di diciott’anni che di Baggio ha solo il nome. La risposta, tagliente quanto inequivocabile, è una sola: “Succede”. 80 centesimi è uno spettacolo che racconta di aspettative e sogni, di un pallone da inseguire sul campo e di un goal mancato. Di come la linea (gialla), tra fallimento e successo, sia sottile quanto letale. Una linea su cui ogni giorno tanti ragazzi viaggiano in bilico, incuranti del pericolo, per chiedere 80 centesimi per un biglietto nella stazione di Rogoredo.

VARIABILI
di
AUGE teatro

Due ragazze – sorelle o amiche? – vivono un’essenziale quotidianità fatta di parole non dette, omissioni, fastidi e piaceri che delineano un rapporto tra due persone che si conoscono molto bene. Troppo bene, forse. Un mistero si sviluppa attorno ad atteggiamenti inconsueti, una ciambella che deve essere mangiata, gesti e voglie strane, confessioni. La ciambella deve essere mangiata; perché proprio una ciambella e perché deve essere mangiata? Una delle due nasconde qualcosa e quale sia il reale problema si scopre solo alla fine, in un delirio onirico che riassume e riporta alla mente le parole di tutto lo spettacolo: il disturbo alimentare. Il perché, le cause e le ragioni per cui si finisce in questo tunnel infernale forse stanno proprio lì, nelle “Variabili” di ciascuno di noi, quelle “Variabili” che nella vita non puoi scegliere ma che ti capitano in sorte. La variabile di una madre perfetta e bellissima, onnipresente e onnisciente, che ti fa sentire tutto il peso della tua inadeguatezza “quanto la gravità pesa sul mondo”. La variabile di possedere un corpo che non ami, non ti piace e ti fa sentire “come quelle lucertole magre magre con la pancia gonfia gonfia”. La variabile di avere accanto persone che non si accorgono, dietro al sorriso e all’apparente serenità, di insicurezze e ossessioni. Queste due donne sul palco forse condividono lo stesso dramma, ma forse sono l’una coscienza e consapevolezza dell’altra, perché è solo alla fine che si quadra il cerchio. Si comprende che, forse, una delle due non è che il disturbo in sé, il disturbo che instilla il dubbio, il disturbo che fa titubare, il disturbo che schiaccia, rende variabili appunto di peso e di mente. Il disturbo che svuota la pancia e il cervello e alla fine non resta che un buco, il buco illuminato, della ciambella.

LA MARIA FARRAR
di Manlio Marinelli

Una storia – comica e tragica insieme, surreale e fantastica – sul limite della compassione e della razionalità umane; è un monologo a diversi personaggi, che mi dà l’occasione di svariare in un’Italia dei dialetti -un’Italia non unificabile- come in una nuova commedia dell’arte. La Maria Farrar parla con i sorci e con la Madonna, è una ragazza coraggiosa dalla sincerità rivoluzionaria. Ma è brutta, e per questo nessuno la difenderà. Evocati da parole che Maria Farrar non capisce, ecco fare la loro comparsa suore, mammane, camionisti, faraoni calabresi e financo un dio distratto… a delineare l’affresco di un’Italia sottosviluppata e violenta.

IL BAMBINO INVISIBILE
di Scuola Elementare del Teatro

Nascere in un quartiere come Forcella può essere difficile e, in alcuni casi, può essere una strada avviata verso una vita che può condurre solo al dolore. Lungo questa strada ci sono tante persone, tanti eventi, tanta vita, tutte opportunità che possono permettere di trovare la forza per cambiare direzione e salvarsi da un destino già segnato. Questa è la linea tematica che detta Lo spettacolo “Il Bambino Invisibile”, un monologo che vede come attore protagonista Daniele Vicorito. Il testo scritto da Bruno Barone, che ne guida anche la regia e dallo stesso Vicorito, ripercorre la vita di Carmine, un figlio di Forcella. Rievocando tutti i dolori, le difficoltà e gli errori commessi dal ragazzo, mette in luce anche tutto ciò che ha contribuito a un cambiamento profondo, l’amore per i propri cari, la nascita di un figlio e il legame strettissimo con il cinema che da sempre ha accompagnato la vita del personaggio. Il monologo è strutturato come fosse una biografia, scritto su vicende in parte realmente accadute. Partendo da alcune di queste vicende ci si è spinti oltre, disegnando un quadro rappresentativo di una condizione sociale diffusa, in cui molti giovani si riconoscono, un messaggio di speranza di un futuro diverso e migliore.

LA NAVE DOLCE
di Daniela Nicosia, con Massimiliano Di Corato

Tre voci – quella di chi si mette in viaggio, quella di chi accoglie, quella di chi guarda – e una storia. Tre lingue: un idioma italo-albanese – il viaggio, le attese, l’approdo – un idioma italo-pugliese – la coscienza critica – l’italiano – lo stupore. Tre punti di vista: un giovane albanese, un barese, un bambino a testimoniare un evento che ha mutato per sempre la storia dell’immigrazione. 8 agosto 1991, nel porto di Bari, attracca la nave Vlora carica di ventimila albanesi. 20.000 persone che arrivano, in un sol colpo, sono un paese intero. E un paese intero non lo si può rispedire a casa come fosse un pacco mal recapitato. Da un lato le autorità governative che vogliono quei ventimila, rinchiusi, tutti insieme, nello stadio cittadino
trasformato da luogo di incontro in anfiteatro di una assurda lotta per la sopravvivenza, mentre gli elicotteri controllano dall’alto. Dall’altro la comunità di Bari, che accoglie anche a suon di paste al forno e focacce raccolte tra le famiglie! Una vicenda esemplare che apre lo sguardo sul panorama politico europeo degli anni ‘90, sulle ferite ancora aperte. Questa storia ritrova oggi piena attualità. È una storia che parla di mare e di una nave presa d’assalto. È una storia di fuga e sogni. È una storia di desideri e pulsioni di libertà. È una storia che vive ancora sulla pelle di chi l’ha vissuta. È una storia di integrazione e incontro. È una storia intessuta di storie. È una storia che non è finita. Una storia che vuole ancora essere raccontata.

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* Ingresso gratuito 
con tessera daSud: 5,00 € (acquistabile nel corso del festival e prima di ogni spettacolo / gratuita per under 21)

* Info e prenotazioni
Tel. +39 350 535 0334 – email: info@apaccademia.it

* DOVE
ÀP Teatro – Roma, Via Contardo Ferrini, 83

* COME RAGGIUNGERCI
Metro A Subaugusta / Bus 548, 451, 557, 558, 559 fermata Statilio Ottato – Viale P. Togliatti

Dettagli

Inizio:
22 Novembre 2022 @ 15:30
Fine:
23 Novembre 2022 @ 21:30
Categoria Evento:
Tag Evento:
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Luogo

ÀP – Accademia Popolare dell’Antimafia e dei Diritti
Via Contardo Ferrini 83
Roma, Roma 00173 Italia
+ Google Maps
Telefono:
350 535 0334
Sito web:
http://www.apaccademia.it